La Dottoressa Anna Pompili, dell’Associazione Luca Coscioni, ha criticato con una lettera al Direttore del Quotidiano Sanità che potete leggere qui la posizione dell’OPA rispetto alle complicazioni derivanti dall’aborto (specie con RU 486) esposte dal dottor Alberto Virgolino, Presidente dell’AIGOC e membro dell’Osservatorio (che abbiamo riportato qui).
Fino a questo momento, il Quotidiano Sanità non ha pubblicato la risposta del dottor Virgolino alle affermazioni ideologiche e antifemministe della dottoressa Pompili. Anticipiamo qui il contenuto della sua lettera, certi che il Quotidiano Sanità presto le darà lo spazio che merita.
Gent.mo Direttore,
in risposta alla collega Anna Pompili che in data 23 giugno scorso ha replicato alla mia lettera del 14 giugno, vorrei provare a chiarire ed approfondire alcune mie osservazioni che hanno suscitato critiche da parte della stessa collega ginecologa.
Innanzitutto debbo fare una “errata corrige” in merito al Rapporto della FDA che si riferiva effettivamente
all’ultimo del 2022, come citato dalla collega, e non a quello del 2018 erroneamente trascritto. Ho pertanto
considerato i dati lì riportati, ma ho trovato altre fonti autorevoli statunitensi che hanno evidenziato quanto
gli stessi dati sulle complicazioni fisiche da RU 486 possano essere sottostimati. L’American Association of Pro-Life Obstetricians and Gynecologists (Aaplog, 2021) stima che il 95% circa degli eventi avversi
potrebbero non essere stati registrati, dal momento che dal 2016 la sorveglianza FDA prevede che si
segnalino solo i decessi e non più ogni evento avverso che si verifica con la pillola abortiva; inoltre, più del
60% degli interventi chirurgici dovuti a complicazioni dell’aborto chimico sarebbero sfuggiti all’FDA in quanto gestiti da soggetti diversi (ad es. i pronto soccorso) dalla struttura che ha praticato l’aborto.
In una revisione del 2021 Aultman et al. hanno analizzato minuziosamente gli AER (Advers Events Reports) della FDA da settembre 2000 (data di approvazione della RU 486negli USA) a febbraio 2019, individuando un numero più elevato di complicazioni con maggiori dettagli sulla gravità delle stesse (vedi pag. 32 del 2°Rapporto OPA 2023: ; gli autori pertanto hanno concluso affermando che “il sistema AER della FDA è inadeguato e sottostima in maniera significativa gli eventi avversi del mifepristone”.
Un altro studio interessante è stato condotto da Cirucci ed altre ricercatrici, pubblicato nel 2021, sulle
complicanze della RU 486 riportate dalla FDA negli anni 2009 e 2010, messe a confronto con quelle riferite dalla multinazionale degli aborti volontari americana Planned Perenthood (PP) nel medesimo periodo di tempo; pur avendo effettuato solo il 37% di tutti gli aborti negli USA, la PP registrava un numero “significativamente più elevato” di complicanze rispetto alla FDA.
Sorprende inoltre la sottovalutazione dei lavori scientifici riportati nella mia precedente comunicazione sia
sulle complicanze immediate che su quelle “a distanza” dell’aborto chimico in particolare. Se non altro, per
quanto definibili “molto rare”, le complicazioni immediate dell’aborto chimico risultano essere significativamente molto più frequenti rispetto all’aborto chirurgico, sia nelle casistiche internazionali
(Mulligan e Messenger 2011, Niinimaki 2009, Jensen 1999, FDA 2021, Health Service Research and
Managerial Epidemiology, 2021), che nella nostra nazionale. Nella ultima Relazione del Ministero della
Salute al Parlamento per l’anno 2020, dalla tabella Istat a pag.55 si evince, infatti, che la percentuale delle
complicanze dell’aborto chimico è 7 volte più alta di quella dell’aborto chirurgico (4,3% vs 0,6%). Ed anche
la mortalità materna, sia nelle statistiche internazionali (M. Greene, N.E.J. Med., 2005; FDA 31.12.2018) che in Italia (Relazioni ministeriali al Parlamento anni 2016 e 2017, Primo Rapporto ItOSS Sorveglianza della Mortalità Materna Roma 2019, Rapporto Regionale Mortalità e Morbosità Materne in Emilia Romagna 2008-2016), risulta essere da 10 a quasi 12 volte superiore per l’aborto chimico (AIGOC C.S. N. 5 del 28.08.2020).
Alla luce di questi dati scientifici e degli altri già riportati nella mia precedente comunicazione, meritevoli di attenzione e di rispetto essendo fondati sulla EBM, anche se non considerati dalla FDA e dagli esperti dell’OMS, si capisce che il livello di valutazione si sposta da un criterio quanto più possibile oggettivo ad uno fortemente ideologico. Tende dunque, ad imporsi la Organizzazione più forte, che ha il potere di selezionare i dati della letteratura internazionale in modo parziale, costruendo e promovendo linee guida “ad hoc”, negando il valore scientifico di “altre” ricerche, non in linea con un progetto che appare ormai sempre più chiaro e pervasivo sotto l’egida dell’aborto “sicuro” per le donne, come elemento essenziale per la salvaguardia della loro “salute riproduttiva”. Fino a raggiungere l’obiettivo massimo: l’affermazione di un “diritto” che farebbe rivoltare Ippocrate nella tomba!
Perché la menzogna più grave, al fondo di tutto, è voler sottomettere la scienza e la coscienza libera di ogni persona alla negazione dell’esistenza umana, di ciascuno di noi, fin dal concepimento.
Dr. Alberto Virgolino – Presidente A.I.G.O.C.